venerdì 19 settembre 2008

Ndrangheta, Calabria e pregiudizi

L’articolo che segue questa breve “prefazione” è una risposta a quanto scritto da Alex 321 in un resoconto del suo viaggio sulla costa jonica della Calabria e in Aspromonte, all’indirizzo


http://alex321.splinder.com/post/13590331/.%3A+Vista+Sud+(prima+parte)+%3A


Si tratta di un articolo pieno di pregiudizi, una di quelle manifestazioni che ci fanno apparire agli occhi di chi ci valuta solo inbase a stereotipi diffusi dai media come mafiosi, delinquenti, incazzusi, poco accoglienti ecc. ecc.


Oltretutto è il migliore esempio che abbia potuto fin’ora leggere di “profezia che si auto-adempie”: uno si aspetta di trovare una certa cosa - in questo caso i calabresi mafiosi ed omertosi ed il “clima pesante” da guerra di mafia – e, guarda caso, li trova.


Non è la prima volta che mi occupo dell’argomento. Ne avevo già parlato qui:


http://cronachecalabresi.blogspot.com/2008/09/vacanze-avventura-in-calabria.html



Come potrete leggere ho tentato di postare un commento sul blog di Alex321. Si può constatare facilmente che il mio commento non era offensivo. Era solo la mia opinione, in netta contrapposizione con la sua. Era stato posto nella coda di moderazione ma non è mai stato pubblicato. Evidentemente sul blog:


http://alex321.splinder.com/ - Il titolo non c’è. Questi sono appunti sparsi -


i commenti che non rispondono all’opinione dell’autore non sono graditi.


Cominciamo allora.


Fior di sociologi ne hanno parlato. Si tratta delle “profezie che si auto-adempiono”.

Sono state definite: “una delle rivelazioni più dolenti che siano state mai state portate in luce nell’ambito dell’educazione e le cui rivelazioni si sono poi estese ad ogni altro campo del sapere sociale[1]” .


Si tratta di un tema di grande attualità. Il primo esempio di tale fenomeno fu offerto dal sociologo Robert K. Merton[2], che addirittura coniò un teorema a tal proposito, il “teorema di Thomas”


“If men define situations as real, they are real in their consequences”.[3]

“Se gli uomini definiscono alcune situazioni come reali, allora esse divengono reali nei loro risultati”


Per spiegare cosa intendesse, Merton faceva l’esempio dello spargersi di una falsa voce sull’insolvenza di una banca: appena i clienti ne sono a conoscenza, si precipitano a ritirare i loro depositi, realizzando nella pratica quella falsa rappresentazione. I fallimenti a catena degli ultimi giorni, tra cui quello della Lehman Brothers, dimostrano quanto avesse ragione (ovviamente la colpa dei fallimenti non dipende solo da questo).


Questo discorso c’entra molto con alcune rappresentazioni che si possono leggere in rete della realtà calabrese, come, tra le altre questa di alex321, di cui in prefazione.


Queste rappresentazioni partono da dati veri (il fatto che in Calabria vi è la maggiore organizzazione mafiosa mondiale, un cancro che distrugge il territorio) per giungere subdolamente alla conclusione che OGNI atteggiamento diviene mafia.


Signori, così non si va da nessuna parte. Non si fa altro che criminalizzare un territorio e chi ci abita, distorcendo arbitrariamente quello che si vede per piegarlo all’immagine che ce ne siamo fatti, quella di terra di mafia. Ed allora.. una strada vuota diviene mafia, sguardi curiosi, forse un po’ sospettosi di paesani non abituati a stranieri o a donne nei bar diventano mafia, la mancanza di persone per le strade diviene mafia..mafia mafia mafia, tutto mafia a prescindere.


Chiariamo. Non è che la ndrangheta non ci sia. Ma non esaurisce tutto il panorama. Non è la spiegazione di ogni cosa che ci passa per la testa.


La ndrangheta è un fenomeno gravissimo, che fin’ora è stato sottovalutato, solo ultimamente polizia e magistratura se ne stanno occupando seriamente.


Altrimenti certe cose non si spiegano.


Com’è possibile infatti che fin’ora i latitanti non si trovavano, invece da un anno a questa parte, dopo Duisburg, si arrestano come funghi dappertutto?


Non dipenderà forse anche dal fatto che adesso ci siamo messi a cercarli un pò meglio?


L’illegalità va combattuta, sia dal punto di vista culturale, sia attraverso idonei mezzi di coercizione, e questo è compito delle forze dell’ordine e della magistratura. Per questo motivo dei governi seri dovrebbero mettere a loro disposizione tutti gli strumenti necessari a tale scopo. Ma, come giustamente sottolinea Marco Travaglio, finchè al governo rimarrà l’attuale casta degli impuniti noi non potremo mai avere sicurezza. Infatti se la magistratura funzionasse loro sarebbero in galera già da un pezzo, cosa che ovviamente cercano in tutti i modi di evitare.


Quanto alla presunta omertà, collaborazione o affinità delle popolazioni calabresi con la ndrangheta, io mi domando, riprendendo quanto già scritto nei commenti ad alex...


Ma cosa si pretende dalla popolazione civile?


Ma voi avete idea delle bombe e degli attentati dinamitardi che ogni notte avvengono in Calabria? Questa è una guerra. Gli effetti dell’ultima bomba, di inaudita potenza, li potete vedere qui ..la gente ha paura, signori, non si può rischiare la vita e denunciare se dopo si deve fare la fine di Masciari -che è stato eroico ma ora praticamente non vive più-.


Ma non tutti lo possono fare.


Quella di scaricare le responsabilità su chi non può fare nulla è una bella scusa per chi potrebbe a non fare niente.


E non si può nemmeno fare il confronto con la Sicilia:


Un punto molto rilevante è che in Calabria la popolazione è di due milioni, distribuita per ragioni geografiche in centri abitati di piccole dimensioni, nei quali si conoscono tutti, quindi il controllo sociale, ovvero la possibilità che si venga intimiditi per i comportamenti o le opinioni che ledono l’organizzazione, è molto più forte. Se uno di Bianco si mette a parlare male del capobastone di Bianco è sicuro che questi lo verrà a sapere. Il paese è piccolo, la gente chiacchiera come in qualunque altro posto, con l’aggravante che qui c’è la ndrangheta, e parlare male o fare qualcosa contro l’organizzazione significa intaccare interessi fortissimi.


C’è gente che è morta per questo.


I siciliani invece sono 5 milioni, distribuiti in centri abitati di medie dimensioni. Il controllo sociale è minore, così come il conseguente rischio di venire “disturbati” dai mafiosi (sempre relativamente, qui non si vuole sminuire nulla), inoltre il numero dei pentiti di mafia è 10 volte superiore a quello dei pentiti di ndrangheta, a causa del vincolo parentale tra gli affiliati, che non è un carattere della mafia siciliana, ma della ndrangheta.


E comunque i siciliani hanno cominciato a ribellarsi quando lo Stato è intervenuto, arrestando i boss. Tutto ciò è successo solo grazie all’azione coraggiosa di un gruppo di magistrati, che hanno pagato con la vita a causa delle schifose infiltrazioni tra sistema politico e mafioso. Le persone comuni da sole non avrebbero mai potuto arrestare i mafiosi.


E questa è storia, non chiacchiere.


Insomma: chi vuole venire in Calabria venga a farlo per farsi i bagni e per fare turismo, sperando che comincino ad accendere i depuratori. Anche per questo a De Magistris hanno tappato la bocca.

E basta con questa criminalizzazione indiscriminata! la criminalizzazione va fatta per i criminali, in primo luogo i politici ed amministratori corrotti. Inoltre vanno combattute le situazioni di disagio di tante persone, che sono alla base di fenomeni come il voto di scambio, e i privilegi indiscriminati, nonché gli sprechi, anche i più piccoli.


Ci vuole INTRANSIGENZA.


Se i calabresi hanno una grave colpa è l’atavica rassegnazione verso un sistema che peggiora sempre di più.


Ma questa è una malattia italiana.



[1] Bertolotti L. (2004), “la profezia che si auto-adempie ed il ruolo dell’insegnante”, tratto da www.spaziomente.com/ARTICOLI/La%20profezia%20che%20si%20autoadempie%20e%20il%20ruolo%20dell'insegnante.pdf

[2] Per approfondire si consiglia la lettura di A. Rao (2008) "Come uscire dalla globalizzazione. Pace o guerra tra le nazioni?”, ed. Cleup, Padova.

[3] Merton, Robert K (1968). “Social Theory and Social Structure”. New York: Free Press, p. 477

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