In regione Calabria gli scandali legati ad assunzioni clientelari di parenti, parenti dei parenti e parenti di parenti di parenti, di gente che non aveva i requisiti previsti dalla legge (compreso un ex assessore regionale poi dimessosi) ed infine, di bandi tagliati sui raccomandati dai politici sono praticamente all’ordine del giorno.
Non stupisce che il presidente del consiglio regionale Bova sia costretto a rassicurare i partecipanti alla prossima maxi selezione regionale.
Purtroppo a quanto emergerebbe dalla denuncia del giuslavorista Pietro Ichino, che ha recentemente presentato un’interrogazione parlamentare sul caso, il solito malcostume nostrano continua ad essere perpetrato in altra forma, spacciando prestazioni lavorative a tempo determinato non meglio inquadrate nella vigente disciplina dei contratti di lavoro, per stage formativi.
Ichino viene ovviamente smentito dai vertici regionali, ma le sue argomentazioni sembrano meritare grande attenzione.
Con legge regionale n°8 del 2008, il consiglio regionale della Calabria (proponente Roberto Occhiuto, in quota UDC) ha in effetti avviato un piano di formazione professionale definito “programma stages”. Secondo quanto previsto dal bando approvato con delibera 21 novembre 2007 n. 103, 250 laureati presso le università calabresi con 110/110, di età non superiore a 37 anni, residenti in Calabria da almeno tre anni o disposti a tornarci, potranno prestare attività lavorativa per due anni presso vari uffici della regione, ricevendo un compenso di 1000 euro mensili.
«Offriamo un’opportunità ai giovani, sosteniamo il sistema universitario e ci sforziamo di migliorare la qualità dei servizi della pubblica amministrazione» ha affermato il presidente del consiglio regionale, Giuseppe Bova.
Finanziato con 6 milioni di euro l’anno, di cui metà sono contributi del fondo sociale europeo, è stato considerato un successo, tanto da essere stato ulteriormente rafforzato.
Secondo il giuslavorista Ichino, questa attività non può affatto configurarsi come un’attività di stage, e ciò può agevolmente essere confermato da una lettura della normativa che regola tirocini formativi e tirocini di orientamento al lavoro, nonché delle norme europee che regolano l’utilizzo dei finanziamenti del FSE.
Gli stage formativi sono degli strumenti introdotti per la prima volta nel nostro ordinamento dalla legge 24 giugno 1997 n 196, recante “norme in materia di promozione dell’occupazione”, poi attuata tramite il regolamento 25 marzo 1998 n 142. Il loro scopo, secondo quanto disposto all’art.18, è quello di “realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, attraverso iniziative di tirocini pratici e stages a favore di soggetti che hanno già assolto l'obbligo scolastico”.
I tirocini formativi si intendono come delle esperienze da maturare durante il corso di studio, mentre i tirocini di orientamento al lavoro sono riservati a soggetti già laureati. Possono farsi promotori dei progetti le istituzioni, sia pubbliche che private, che a vario titolo si occupano di formazione professionale, tassativamente elencate all’ art.2 della legge, tra sono anche ricompresi “centri pubblici o a partecipazione pubblica di formazione professionale c/o orientamento nonché centri operanti in regime di convenzione con la regione o la provincia competente”.I tirocini hanno una durata massima, prevista dalla legge. Questi non possono mai superare, se non per soggetti portatori di handicap, i 12 mesi.
Per ciò che riguarda le norme comunitarie, la Commissione Europea, nelle Disposizioni generali FESR - FSE - Fondo di coesione (2007 - 2013) e in linea con il metodo della c.d. strategia europea per l’occupazione, propone tra le priorità di destinazione dei fondi erogati dal FSE la creazione di nuovi posti di lavoro effettivi.
I “tirocini” in Regione, invece, hanno una durata prevista di 2 anni ed, almeno per ora, non sembrano preludere alla creazione di nuovi posti di lavoro effettivi.
Ma allora… cosa sono?
E’ proprio su questo tema che si incentra l’interessante carteggio Ichino-Bova-Loiero, consultabile assieme al testo dell’interrogazione parlamentare presentata dal professore, nonché l’intervista che il giuslavorista ha rilasciato sul sito “La Repubblica degli Stagisti” ad Eleonora Voltolina e che ancora non ha trovato risposta a livello ministeriale.
Ancora più grave è che, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, fra i vincitori del “voucher” ci sono odontoiatri, archeologi, ingegneri, professori. Giusi Fasano scrive: “ qualcuno ha famiglia, ha già un lavoro e annuncia di volerselo tenere, anche se ha passato il bando”.
L ’opinione di Ichino non è isolata: anche altri esperti di diritto del lavoro, intervistati da Eleonora Voltolina ritengono che gli stages della regione Calabria assomiglino più che altro a contratti di lavoro subordinanto.
In particolare Michel Martone, docente di diritto del lavoro presso l’università di Teramo e la LUISS di Roma non usa mezzi termini, affermando che “lo Stato dovrebbe creare buona occupazione per i migliori, invece che limitarsi a offrire lavori con data di scadenza – in questo caso, per giunta, camuffandoli da stage per poter risparmiare su tutti gli oneri indiretti”.
Bisognerebbe domandare al Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero e ad al presidente del Consiglio Regionale, onorevole Bova , se sono queste le loro proposte per incentivare l’occupazione dei giovani calabresi.
1 commento:
Lavoro pubblico privatizzato e non privatizzato.Disparità di trattamento.Impiego pubblico privatizzato: sentenza di condanna datoriale alla reintegra esclusivamente nelle mansioni precedentemente svolte,eseguita,ritenuta successivamente non coercibile dallo stesso giudice del lavoro di I°grado (bisognerebbe attendere il pronunciamento definitivo).Impiego pubblico non privatizzato: analoga sentenza emessa dal TAR,in I°grado, subito eseguita tramite commisario ad acta in conformità alla recente riforma.Vedere http://www.areagiuridica.com
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